Persi miliardi di euro ogni mese. Colpa dei ritardi dell’Agenda Digitale

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 IL RITARDO NELL’AGENDA DIGITALE COSTA ALL’ITALIA UN MILIARDO DI EURO AL MESE 

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La rivoluzione digitale per la Pubblica Amministrazione è una scelta obbligata per “ristrutturare il Paese”. Il primo report dell’Osservatorio Agenda Digitale consegnato a Francesco Caio, nell’incontro con gli onorevoli Linda Lanzillotta, Marco Meloni e Antonio Palmieri.

 

Procrastinare l’adozione di interventi concreti per l’Agenda digitale italiana – dalla fatturazione elettronica alla sanità digitale, dal cloud computing all’eProcurement, dai pagamenti elettronici alla conservazione elettronica degli archivi fiscali – impedisce di cogliere benefici economici pari a circa 1 miliardo di euro ogni mese per il Sistema Paese.

 

É la stima dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, presentata questo pomeriggio in occasione del incontro-dibattito con Francesco Caio, Commissario per l’attuazione dell’Agenda digitale, che si è tenuto presso l’Aula De Carli del Politecnico di Milano, a cui hanno partecipato il rettore dell’ateneo Giovanni Azzone, i docenti Umberto Bertelè, Mariano Corso, Alfonso Fuggetta, Alessandro Perego e Andrea Rangone, gli onorevoli Linda Lanzillotta, Marco Meloni e Antonio Palmieri.

 

Secondo l’Osservatorio Agenda Digitale, la piena attuazione degli interventi necessari a realizzare una rivoluzione digitale genererebbe importanti vantaggi economici per il Sistema Paese, a cominciare da una maggiore efficienza nella Pubblica Amministrazione. Nel dettaglio, un’adozione spinta e pervasiva della Fatturazione elettronica verso la PA potrebbe portare un risparmio di 1,1 miliardi di euro l’anno, mentre l’introduzione di soluzioni informatiche nei processi in Sanità potrebbero generare risparmi per 6,5 miliardi di euro l’anno. Il corretto ricorso a infrastrutture Cloud, invece, vale 1 miliardo di euro in tre anni e lo sviluppo di negoziazioni online attraverso strumenti di eProcurement 5 miliardi di euro ogni anno, passando dall’attuale 5% di transato online sulla spesa pubblica per beni e servizi al 30%.

 

Infine, l’auspicata riduzione dei pagamenti con il denaro contante è in grado di far recuperare 5 miliardi di euro in Italia dall’evasione fiscale sul sommerso, se si incrementasse la quota di pagamenti elettronici dall’attuale 20% al 30% del totale, a cui si aggiungono i vantaggi della conservazione elettronica degli archivi fiscali, in grado di rendere più rapidi i controlli, per altri 10 miliardi di recupero fiscale.

 

In base a queste stime, considerando solo i benefici più facilmente perseguibili e rapidamente monetizzabili, ogni mese di ritardo nell’attuazione dell’Agenda Digitale costa 995 milioni di euro di mancati risparmi per il Sistema Paese. Un dato che dimostra come l’attuazione dell’Agenda Digitale italiana non rappresenti più solamente un’opportunità da cogliere per lo sviluppo del Paese, ma una scelta obbligata e improcrastinabile per recuperare competitività e uscire dalla crisi.

 

Per raggiungere tale benefici, è indispensabile affrontare un ‘gradino iniziale’, rappresentato dai costi di sviluppo necessari a superare vincoli normativi, arretratezze infrastrutturali e lacune culturali sulle opportunità della digitalizzazione. Ma un miliardo di euro al mese costituisce un tesoro importante per finanziare direttamente questo investimento. Gli sforzi vanno concentrati su quegli ambiti che consentono di recuperare velocemente risorse da reinvestire in quella rivoluzione digitale che dovrà portare a una vera e propria ‘ristrutturazione’ del Paese.

L’Agenda Digitale infatti non è solo una leva di efficienza nella Pubblica Amministrazione, ma anche un’opportunità di crescita per le imprese (ad esempio 6 miliardi di minori costi nell’ipotesi di aumento dal 5% al 15% della digitalizzazione dei processi commerciali), di nascita di nuove startup (con un impatto sul PIL dello +0,2% grazie ad uno stanziamento di 300 milioni di euro l’anno in fondi Seed) e di risparmio per le famiglie (ad esempio 3 miliardi di euro l’anno, grazie ad una crescita dei mercati digitali nell’ipotesi che passi dall’attuale 2,6% al 10% l’utilizzo dell’eCommerce B2c).

 

Rappresenta inoltre l’occasione per creare un assetto di infrastrutture di comunicazione in linea con quello delle economie più avanzate e per diffondere nel Paese una cultura digitale.In poche parole, Agenda Digitale significa ristrutturare il Paese, superando le inerzie e le resistenze al cambiamento. Al Governo e al Parlamento spetta il compito di adottare con celerità misure adeguate. Per la riorganizzazione della PA, oltre a leggi e piani pluriennali, servono poteri straordinari a manager che ripensino l’organizzazione e la concezione delle diverse strutture per sfruttare appieno le potenzialità all’ICT e valorizzare le migliori professionalità. Serve poi un regista che limiti le sovrapposizioni, eviti i buchi di competenze e favorisca la massima interrelazione fra le diverse strutture pubbliche: centrali, regionali e locali. E, proprio riguardo al rapporto fra i diversi livelli della PA, è auspicabile ristabilire una corretta gerarchia delle decisioni e una vera responsabilizzazione, con il rispetto dei budget da parte delle entità locali.

 

L’Osservatorio Agenda Digitale, nato per individuare gli ambiti prioritari di realizzazione dell’Agenda e per stimarne i benefici, attraverso unavisione sistemica ed un approccio concreto fondato sull’evidenza empirica, si propone in futuro di monitorare l’impatto delle misure messe in atto a livello politico, per favorire un confronto basato su best e worst practice, e per misurare gli impatti per il Sistema Paese nel suo complesso.

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