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I Big Data hanno una natura eminentemente networked, come sostengono Dana Boyd and Kate Crawford, vanno cioè orientati dalla possibilità di visualizzare e riconoscere patterns che derivano dalle connessioni tra dati diversi (relativi a singoli individui o a gruppi oppure alle strutture informative stesse). Il rischio è che essendo tecnicamente possibile osservare connessioni emergenti di ogni tipo (effetto apophenia) l’interpretazione deve essere supportata da buone domande di ricerca e buone teorie di riferimento, per evitare di disperdersi in rivoli irrilevanti in cui ciò che è tecnicamente visibile non è socialmente significativo. Per questo occorre farsi le domande giuste e lasciare che siano queste ad orientare la ricerca.

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