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Bambini al ristorante, in aereo o in una sala d’attesa, che giocano con lo smartphone o il tablet dei genitori (quando non il proprio), impermeabili a qualsiasi evento esterno. Ciascuno con la testa nel suo videogame, nell’applicazione appena scaricata, nel video più alla moda su Youtube.

digital publishing‘s insight:

Bambini digitali al 100%. Un problema o un’opportunità da gestire?

 

C’è chi demonizza il permissivismo di alcune famiglie che lasciano in mano ai ragazzini ogni tipo di gadget elettronico e chi, al contrario, sostiene che si tratti di attività utili per lo sviluppo delle capacità mentali.

 

I “proibizionisti” ritengono che le ore passate davanti agli schermi dei tablet impediscano ai ragazzi di socializzare, affatichino la vista, favoriscano il sovrappeso, mentre i genitori più tecnologici sottolineano come la varietà di app oggi disponibili sul mercato permetta di intrattenere i bambini anche nei momenti per loro più noiosi.

 

Come madre di due bambini in età da tablet-dipendenza so quanto sia difficile ottenere che i pargoli lascino l’amato strumento per uscire, fare i compiti, o anche solo andare a fare la doccia. Qualche volta capita di andare in escandescenze per ottenere attenzione, ma non è tutto male quel che circonda il mondo digitale. Anzi.

Ho avuto modo di osservare come alcune applicazioni favoriscano il dialogo e l’interazione fra bambini, oppure sviluppino istinti protettivi, esattamente come accadeva con il mitico “Cicciobello” un po’ di anni fa. Sotto l’ombrellone, tra un bagno e l’altro, ho visto bambine tra i sette e dieci anni smanettare sull’Ipad per curare amorevolmente Pou, un “pet” che va nutrito, pulito, vestito, coccolato e fatto giocare proprio come se fosse un figlio virtuale. Nemmeno i maschi disdegnano il compito, anche se per loro le sfide a Clash of Clans (un gioco di strategia molto popolare) o a Plants vs Zombies sono più entusiasmanti.

 

Chi dice che i bambini non interagiscono per colpa delle “diavolerie elettroniche”, forse non si è mai preso la briga di giocare con loro. Perché poche cose fanno più piacere a un bambino che rendere partecipi i genitori delle loro scoperte. Qualche esempio? Scegliere insieme le acconciature e i trucchi di Star Girl Salon, chiacchierare con Talking Angela (gatta dall e mille risorse), fuggire dalla polizia in Subway Surfer (malandrino ma non diseducativo), far indovinare i personaggi più improbabili al mago Akinator, oppure costruire ogni genere di mondo virtuale con Minecraft (una sorta di lego online).

 

I tablet in mano ai bambini sono come il caffè per gli adulti. Rendono agile il cervello, ma in grandi quantità creano dipendenza. Isolano, se usati per ore da soli in una stanza, ma concessi come mezzo di intrattenimento, meglio se in gruppo, stimolano e favoriscono la socializzazione. Anche quando il tablet non c’è, parlare di videogiochi, Playstation o applicazioni è per i ragazzini un modo immediato per fare amicizia e di condividere esperienze. Il resto è questione di misura. Come tutto, d’altronde.

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