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Si sente spesso parlare di BIG DATAe, parafrasando il libro di Phil Simon “Too big to ignore“, questo fenomeno non può passare inosservato, se non solo per il suo nome. Ne avevamo già parlato circa un anno fa (qui il link all’articolo) ma il volume di dati prodotti dai social networks, dalle reti di sensori intelligenti e dai log dei sistemi informativi aziendali (a cui vanno aggiunti  gli output del processo costante di digitalizzazione della conoscenza) coninua a crescere in modo esponenziale ed ha raggiunto livelli enormi.

 

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E, intuitivamente, a questa quantità dovrebbe corrispondere altrettanto valore per le aziende, in particolare quelle ICT. Tant’è che c’è chi come Kenneth Cukier  che, dalle colonne de The Economist, si spinge ad ipotizzare una tassa sul possesso dei dati equiparandoli agli asset aziendali.

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