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Preparando l’intervento per Librinnovando Ricerca ho pensato che il compito non fosse semplice. Osservandolo da un certo punto di vista il tema dell’innovazione in editoria appare ciclopico. 

digital publishing‘s insight:

Da un altro, invece, sembra che si sia già detto tutto. Magari è così, in effetti. Se è già stato detto tutto, mi sono detta, si potrà ricostruire un percorso per citazioni, probabilmente. E non stupirà chi si interessa da tempo di questi temi che le frasi più incisive su questo argomento le abbia dette in molti casi Tim O’Reilly.

Che esempio fuori moda, per il 2013. Ma è lo scorso settembre che Tim O’Reilly ha pubblicato sul Radar How I failed. E – al netto di una certa retorica molto americana – penso che un post autocritico da parte di uno degli editori più innovativi degli ultimi vent’anni sia un esempio incredibilmente importante di umiltà e propositività.

 

Ecco, per chi non c’era, una sintesi di alcuni passaggi del mio intervento. Con qualche bonus, per recuperare le tante citazioni implicite che per ragioni di tempo non ho potuto esplicitare.

 

PREMESSE

 

You weren’t downloaded, you were born. Per quale ragione l’editoria ha bisogno di innovazione? Perché il digitale ha cambiato gran parte delle regole del gioco. Prima di discutere di quello che succede all’industria, però, abbiamo bisogno di parlare del cambiamento culturale: questo agisce sui valori alla base del sistema editoriale, modificandoli radicalmente e cambiandone dinamiche e prospettive. Non solo: il digitale ha un impatto molto forte soprattutto sul modo in cui conosciamo il mondo. Gli aspetti cognitivi del cambiamento sono affascinanti: in tema di editoria valeva la pena fare un cenno all’idea di attenzione e all’impatto sulle abitudini di lettura.

 

Spunti

«La parola chiave è accelerazione. […] Il ‘digitale’, il nome che diamo a quanto ci sta cambiando intorno, è probabilmente il primo cambiamento che si può osservare in maniera così netta all’interno di una sola generazione […]»
Giuseppe Granieri, Umanità accresciuta, 2009

 

«In termini semplici, la “mente accresciuta” è la mente così come la conosciamo (o pensiamo di conoscerla) dentro le nostre teste, ma esteriorizzata, condivisa, moltiplicata, accelerata, accessibile in ogni singolo elemento e generalmente elaborata in un processo connettivo che avviene fuori dalle nostre teste.»
Derrick De Kerchove, La mente accresciuta, 2010

 

«Il cambiamento dell’infrastuttura del sapere sta alterando la forma e la natura della conoscenza. […] La persona più intelligente nella stanza è la stanza stessa: la rete che unisce le persone e idee presenti e le collega con quelle all’esterno. […] Il nostro compito è imparare a costruire stanze intelligenti.»
David Weinberg, La stanza intelligente, 2012.

 

OPPORTUNITA’

Libera da carta e colla, l’idea di libro ci costringe a ripensare molte cose che diamo per scontate. Anche macroscopiche: senza l’oggetto fisico a stabilire alcuni punti fermi, come attribuiamo valore ai contenuti? In base alle risposte che ci daremo ridefiniremo il ruolo degli editori. Una chiave interessante è quella di considerare il libro come una conversazione.

 

Spunti

Un libro è… propone alcune ipotesi per ripensare l’idea del libro, al di là del contenitore. L’importanza delle nuove dinamiche di relazione per l’editoria, invece, riguardava proprio il valore del libro in termini di connessioni e conversazioni che è in grado di innescare.

 

COMPETENZE

 

Le competenze necessarie alla casa editrice per essere in grado di governare il cambiamento, se queste premesse sono valide, sono in primo luogo culturali. Abbiamo bisogno di figure intermedie: in grado di mettere in relazione tecnologia ed editoria, di capire (davvero) che i mercati sono conversazioni e che di conseguenza è importante avere gli strumenti necessari a presenziarle. Non si tratta di controllo o di gestione: si tratta di cura delle relazioni, di ascolto e attenzione direttamente rivolta al lettore. Un interlocutore che non è mai stato così vicino all’editore come adesso.

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