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“Open Data”, due parole che, all’estero – Stati Uniti di Barack Obama in testa – sono, ormai, sinonimo di “rivoluzione”.
Una rivoluzione che sta rapidamente trasformando radicalmente il rapporto tra cittadini ed amministrazione e, ad un tempo, creando insospettate ed insospettabili opportunità imprenditoriali.
Il principio è tanto semplice quanto dirompente: la pubblica amministrazione deve pubblicare tutte le informazioni di cui è in possesso – salvo poche, tassative eccezioni – e renderle riutilizzabili da parte di chiunque, per qualsiasi finalità, ivi inclusa quella commerciale.
Benefici straordinari in termini democratici ed economici.
Dati ed informazioni sin qui custoditi in inaccessibili e polverosi archivi, liberati in modo anziché essere al capolinea della loro esistenza e sostanzialmente inutili possano, da una parte, raccontare molto di come ha agito ed agisce l’amministrazione ma anche di come cresce – o non cresce – il Paese e, dall’altro, possano ri-acquisire – o addirittura non perdere – il loro valore economico perché inseriti nel “ciclo di produzione” di servizi e contenuti di carattere commerciale.

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