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LE TECNOLOGIE ora sono mature. Caschi e tute con sensori di movimento incorporati, network più veloci, banda larga diffusa: tutto è pronto per la rivincita dei mondi virtuali. Lo dice Philip Rosedale, papà di Second Life: l’universo nato nel 2003 con il proposito di garantire un’altra vita sul web, grazie a un alter ego fatto di bit.

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La seconda chance online si è rivelata una meteora, ma lui ha deciso di riprovarci. High fidelity, alta fedeltà, è il nome del suo nuovo progetto. Ci sta lavorando da quasi un anno, in silenzio, e i primi risultati sono stati appena presentati alla conferenza sulle realtà virtuali: a Mountain View, nella Silicon Valley. Nessuna data di consegna al grande pubblico è ancora prevista.

 

"Al momento siamo in una fase di ricerca e sviluppo, però speriamo di rilasciare il prodotto entro il prossimo anno", dice Rosedale a Repubblica.it. "Le recenti evoluzioni tecniche renderanno possibile costruire nuovi mondi virtuali. In grado di competere 
persino con la realtà. Degli universi interconnessi tra loro, grandi come la stessa Internet. Nelle versioni precedenti gestire l’ambiente elettronico circostante con un mouse e una tastiera era troppo difficile: un grosso problema per la maggior parte degli utenti". 

Così il fisico californiano spiega la sua scelta: fare un passo in avanti e buttarsi il passato alle spalle. Nel 2010 ha lasciato il posto di Ceo a Second Life e nel 2013 ha abbandonato anche il board dell’azienda Linden Lab, il cuore di tutto, per lavorare solo su High Fidelity. Un distacco netto, almeno sul piano formale, da quella piattaforma che oggi, nonostante sia lontana dai riflettori dei media, sembra continui ad aver vita propria.

 

Almeno facendo  fede ai dati forniti dall’impresa: calcolate un milione di visite e 400mila nuove registrazioni ogni anno. Per un guadagno presunto di circa 750mila dollari. Senza però avere alcun piano per l’innovazione interna né una strategia per il futuro. "Semplicemente – ha polemizzato Fee Berry, un’ex collaboratrice del gruppo americano, licenziata lo scorso giugno – chi dirige Linden Lab sembra non aver compreso le potenzialità del prodotto".

 

Precisa Rosedale: "Con Second Life collaboreremo ancora, riceviamo alcuni finanziamenti da Linden Lab e lavoriamo a stretto contatto con il loro team. Ma High Fidelity è un progetto molto ambizioso, basandosi sulle nuove tecnologie è molto più proiettato verso il futuro della mia invenzione precedente".

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