Big data: la risposta olistica di Oracle

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La parola che oggi viene più spesso utilizzata per descrivere il contesto in cui le aziende sono chiamate a operare è ‘complessità’. Sul fronte della gestione dei dati, questo termine si associa facilmente a un altro: big data. 

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In effetti, le organizzazioni oggi rischiano di essere sommerse da uno tsunami di dati strutturati e destrutturati provenienti da sensori, social network e quant’altro, che si sommano ai classici dati memorizzati nei database aziendali. Tali enormi moli di dati rappresentano però al contempo un’opportunità, per il valore di business che si nasconde dietro ad essi. Ecco perché le aziende sono sempre più consapevoli della necessità di riuscire a governarli. “Il tema del big data – spiega Flavio Venturini, senior sales director business intelligence di Oracle Italia – è oggetto d’interesse con maggiore o minore priorità in base alle specificità del business di ciascuna impresa: più è ampia la base clienti e di conseguenza la quantità di dati relativi all’impresa che viene generata da essi sui social media, più numerosi sono i dispositivi e i sensori digitali che generano dati sul servizio o sul prodotto offerto, tanto più è sentita l’esigenza di riuscire a raccogliere e analizzare tali dati per comprendere meglio il mercato in cui si opera e le operazioni di business, ottenendo così un vantaggio competitivo”

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Big data grandi vendite

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Con l’avanzare del fenomeno delle piattaforme social oggi più che mai per le aziende risulta fondamentale misurare l’andamento del proprio brand e quali sono le tendenze dei clienti e potenziali clienti che utilizzano i social network.

 

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Beh, da qualche anno a questa parte stanno nascendo dei software che permettono l’integrazione dei cosidetti “Big Data” provenienti dai social con i vari dipartimenti delle aziende con lo scopo di raffinare questi dati e sfruttarli al meglio per capire i reali bisogni dei clienti e di conseguenza aumentare le vendite dei propri prodotti. Durante la Social Analisys Conference del mese scorso, organizzata dallaXenesys a Milano, si è parlato proprio di business intelligence legata ai social e sono stati presentati dei software come Ecce customer che permette dimonitorare ed integrare i dati social con le vendite attraverso un database di profili social che consentono di analizzare in tempo reale le scelte e le tendenze di clienti . Questo è possibile attraverso uno schema che parte dal likers (ovvero colui che preme sul “mi piace”) fino ad arrivare alla conversion ovvero l’utente che si trasforma in cliente acquisito. Nella stessa occasione è stato presentato anche Wisdom microstrategy, un aggregatore di dati social forniti da un database di oltre 19 milioni di utenti di tutti il mondo che viene aggiornato in real time e permette alle aziende di capire meglio quali siano i bisogni dei clienti e quali strategie applicare per aumentare le vendite. Infine è stato passato in rassegna  Roambi, il  software di business intelligence utilizzato dalle più grandi multinazionali  al mondo, che permette di visualizzare i Big Data anche sugli iPhone e iPad scandagliando i dati fino ai minimi termini, partendo ad esempio dalle vendite di una nazione a fino ad arrivare a quelli di una singola filiale.

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Emc World 2013 è tutto cloud, big data e fiducia. Arriva ViPR

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Las Vegas – Aria di trasformazione a passi veloci, e di evoluzione, ma non di rivoluzione,  quella che si respira aEmc World 2013. Perché Emc già negli anni scorsi ha ordinato con accortezza le caselle della propria strategia (Emc investe il 10 percento dei propri ricavi in nuove acquisizioni) e ora la vuole declinare nel migliore dei modi, con i giusti ‘ritocchi’, con la giusta attenzione ai tratti emergenti del business che sempre più si trasforma in ‘app’ sinergiche per cloud e big data e che per Emc vuol dire gestire 40mila Exabyte di dati da qui al 2020, con un’attenzione sempre rinnovata nei confronti dei partner.

 

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 I risultati sembrano di soddisfazione con oltre il 50 percento del fatturato complessivo portato proprio da loro, i partner, che sono oltre 3.500; e con risultati finanziari da stare tranquilli (di questi tempi) grazie a un +64 percento di crescita dei ricavi in tre anni. Cloud, Big Data e fiducia: tre pillar strategici, noti, ripetuti con insistenza (che hanno portato Emc al 30 percento di marketshare, nel loro comparto), con la curiosa scelta di non indugiare semplicemente sul termine Sicurezza, per indicare il terzo pilastro, ma di voler allargare il respiro a un modo di gestire il dato nel suo complesso. QuandoJoe Tucci, esordisce a sottolineare i ‘credo’ della sua Emc (acquisizioni, ricerca e sviluppo che vale il 12 percento del fatturato), non fa quindi che confermare una storia già nota, se non fosse che lo “shift” e il carico di attenzione verso i partner si fa più incisivo. Lo si può leggere – oltre che nella session dedicata di apertura – per citare un annuncio unico nel cambio di nome dal primo di gennaio del 2014 del programma complessivo: da Velocity a Emc Business Partner.

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Un traguardo miliardario in dollari per il cloud di Microsoft Azure

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Il club esclusivo dei miliardari del cloud computing ha acquisito da poco un nuovo membro , Microsoft. Secondo un rapporto emesso da Bloomberg , che cita a sua volta Curt Anderson, direttore finanziario della divisione Server & Tools di Microsoft , il giro d’affari di Azure nel corso degli scorsi dodici mesi avrebbe raggiunto l’ammontare di un miliardo di dollari. 

 

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Microsoft segue da qualche mese Amazon , il cui servizio cloud AWS avrebbe già superato la soglia del miliardo di dollari su base annua.

Il cloud di Amazon gira a un ritmo elevato e potrebbe arrivare a 2,4 miliardi di dollari nel 2013. E intanto per non perdere il passo si è anche scatenata una guerra dei prezzi. D’ altra parte gli stessi esperti tengo a raffreddare gli animi dato che le aziende spesso rendicontano i loro ricavi secondo perimetri aziendali differenti. In particlare entrano in gioco i data center. Curt Anderson ha indicato che il miliardo di dollari comprende Azure, ma anche il software fornito ai partner come i clienti di Azure che utilizzano i suoi servizi per eseguire programmi aziendali, siti web e applicazioni a partire dai data center di cui Microsoft dispone, a preferenza che su server e storage di proprietà.

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Big data, come cambia la gestione dell’impresa

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In occasione dell’ultimo Sas Forum il dibattito organizzato da Business People a messo a confronto manager e imprenditori sul tema dell’analisi dei flussi informativi, che ha cambiato e sta cambiando il modo di gestire (e creare) l’impresa.

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Essere manager o imprenditori, soprattutto in Italia, ha per molti anni voluto dire essenzialmente gestire le attività aziendali con la testa o con la pancia. Se il management si è sempre dovuto muovere giustificando a se stesso e alla proprietà determinate scelte sulla base di indagini e ricerche, l’imprenditore italico – genio e sregolatezza – ha continuato per lungo tempo a decidere sulla base dell’intuizione, del fiuto, della propria sensibilità. Questa distinzione netta e semplicistica oggi non è più possibile, per il semplice fatto che la complessità del mercato (anzi, dei mercati) ha raggiunto un livello tale che non è più possibile pensare di muoversi senza il supporto di un’accurata analisi dei flussi informativi che attraversano e circondano l’organizzazione.

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Ottimi affari con i Big Data delle risorse umane

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Il mercato della business intelligence in Italia riguarda per il 44,6% gli uffici amministrazione e HR, arrivando a 200 milioni di euro. Inaz Analytics aiuta a monitorare le performance, a tenere sotto controllo i costi e a fare previsioni per decidere prima e meglio

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Il tema dei Big Data, l’ultima frontiera dell’IT che secondo gli analisti terrà banco per tutto il 2013 e oltre, è al centro dell’attenzione anche in Italia. Secondo l’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano il mercato della business intelligence nel nostro Paese si attesta attorno ai 450 milioni di euro, di cui il 44,6%, circa 200 milioni di euro, relativo all’utilizzo da parte di uffici di amministrazione e HR.

"Convertire i dati in informazioni utili a prevedere tendenze e a prendere decisioni strategiche è determinante per il lavoro di qualsiasi funzione aziendale" spiega Linda Gilli, presidente e ad di Inaz, società specialista in soluzioni software e servizi per amministrare e gestire le risorse umane.

"Nel caso dell’area HR –continua Gilli–, i Big Data non devono nemmeno essere reperiti da fonti esterne, perché le aziende li hanno già in casa: si tratta di una miniera di informazioni sul capitale umano che però in molti casi rimangono nascoste, perché impossibili da gestire con gli strumenti tradizionali. Ma oggi, in tempi in cui si sta più che mai attenti ai costi e occorre prendere decisioni rapide, per le aziende grandi e piccole disporre di informazioni dettagliate e affidabili sul proprio personale è una questione vitale". Per centrare questo obiettivo servono soluzioni di business intelligence evolute e pensate su misura per chi si occupa di amministrazione e gestione del personale, a qualsiasi livello.

Inaz Analytics è lo strumento, sviluppato con la tecnologia QlikView Business Discovery, che consente la navigazione dinamica dei dati amministrativi e l’analisi dei principali indicatori dell’area Payroll.

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