Una ricerca sul cloud computing svela il lato “ribelle” degli italiani

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VMware annuncia i risultati di una ricerca che svela che due terzi (66%) dei dipendenti italiani userebbero o acquisterebbero servizi e prodotti cloud senza un’autorizzazione ufficiale da parte dell’IT e che metà di loro (49%) lo ha già fatto. L’Italia ha la percentuale più alta in Europa, dove invece il 45% userebbe servizi cloud “clandestini” e il 36% li usa già.

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La ricerca, condotta da Vanson Bourne e commissionata da VMware, dimostra inoltre che il 37% dei Responsabili IT in Europa sospetta che le persone all’interno dell’azienda abbiano acquistato servizi cloud senza autorizzazione. In Italia la percentuale raggiunge il 43%. Tuttavia, la ricerca VMware indica che questo trend non è percepito come negativo, anzi molte aziende riconoscono che questa spesa – una media di 1,6 milioni di euro per ogni organizzazione in Europa nel 2012 – può portare benefici al business.

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La business intelligence in Infocamere

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Come rendere autosufficienti le singole camere di commercio sul territorio nazionale grazie alla gestione e l’analisi integrata di dati

Per una struttura comeInfocamere, consorzio IT delle camere di commercio italiane, è emerso nel tempo in modo preponderante l’esigenza di gestire ed analizzare a livello globale i dati provenienti da tutte le camere di commercio, e a livello locale la necessità di rendere autosufficienti le diverse filiali nel supporto alle comunità imprenditoriali attraverso l’analisi, i reports e il monitoraggio dei dati di riferimento.

 

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Infocamere infatti si occupa di sviluppare e gestire il sistema di trasmissione dati a livello nazionale collegando tra loro le 105 camere di commercio e le loro 300 filiali attraverso un network ad alta velocità ed elevata sicurezza.

Attraverso il suo impegno continuo nell’ambito della tecnologia, innovazione e servizi, Infocamere ha cercato nel tempo di rafforzare il ruolo delle camere di commercio per trasformarle nella forza trainante dell’economia locale rendendo così possibile una migliore collaborazione tra il personale della pubblica amministrazione e le aziende con cui lavorano.

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Big Data, Analytics e telefoni cellulari per curare la Malaria

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L’impiego delle tecnologie di gestione dei Big Data e dei Tool di analisi predittiva sui dati provenienti dagliSmartPhone e dai sistemi di geolocalizzazione offre nuove prospettive e sviluppi il cui unico limite è la fantasia…

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Quando si parla di Big Data, forse non si ha l’esatta percezione di cosa si intende, soprattutto dal punto di vista delle fonti e degli usi. Ancorati ai tradizionali concetti di Record, Tabelle, prodotti, clienti che fino ad oggi hanno popolato DataBase e DataWarehouse, si fa fatica ad immaginari scenari radicalmente diversi, sia in termini di cosa poter considerare, sia nel come farne uso, impiegando nuovi approcci, modelli ed i Tool di analisi predittiva (Analytics). Così, l’associazione più naturale al concetto di Big Data viene fatta in riferimento alle immagini, o ai filmati le cui dimensioni sono enormemente più grandi di qualsiasi stringa alfanumerica. Ma il punto non è assolutamente questo. Pensiamo, ad esempio, ai flussi generati da quello che oggi viene comunemente indicato come l’Internet delle cose, tracciando in tempo reale i flussi di oggetti – e magari persone – per rilevarne i transiti a scopo operativo, senza trascurare la possibilità di dar un diverso significato ai dati così raccolti. 

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Il software che sa tutto di me

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I computer prima, il world wide web poi ci hanno abituati a soddisfare qualsiasi curiosità, digitando alcune parole chiave in sequenza nel campo vuoto di un motore si ricerca.

 

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 Da qualche anno le tecnologie di riconoscimento vocale sono diventate di uso comune e le domande le possiamo semplicemente dettare all’indirizzo dei nostri smartphone. Ma da qui in poi le cose sono destinate a semplificarsi ulteriormente: non sarà più necessario fare lo sforzo di chiedere, ma sarà un software ad anticipare i nostri bisogni informativi. Tutto grazie ai Big Data e alle nuove tecnologie che permettono di gestirli.

Per dare uno sguardo a questo futuro prossimo vi basta attivare Google Now, se avete un dispositivo Android, o scaricare l’applicazione Google Search per iOs che lo contiene. Google Now è il primo “Anticipatory System” che prova a prevedere le richieste/ricerche degli utenti, proponendo delle “card” che appaiono sul telefono con le informazioni utili in un certo momento. Come ci riesce? Attingendo a milioni di dati in possesso del gigante di Mountain View e agli specifici dati personali (posizione attuale, luoghi in cui si vive e si lavora, appuntamenti in calendario, email, ricerche effettuate, preferenze di vario tipo). Ad esempio, previo consenso iniziale, se in calendario è previsto un appuntamento, Google Now calcola il tempo di percorrenza in base al traffico e ci sprona a partire quando necessario. Oppure scova le informazioni sulle prenotazioni di voli presenti nella casella postale e ci propone la mappa per arrivarci, avvertendoci anche di eventuali ritardi annunciati e del meteo previsto. Arrivati in una nuova città di mostra le foto dei luoghi più visitati e i migliori ristoranti.

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L’internet della cose: quando le macchine si parlano tra di loro

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Il mercato machine to machine- oggetti e sensori connessi tra loro tramite reti- veleggia verso il miliardo di euro, in Italia. A confermarne la crescita e l’espansione in nuovi ambiti, si apre oggi a Milano l’edizione 2013 del M2M Forum, evento storico che analizza questo mercato fin dai suoi esordi.

Le parole chiave, quest’anno, oltre ai classici smart grid e smart city sono cloud e big data, come segnala anche Ericsson, tra i protagonisti del settore e dell’edizione 2013 dell’evento. Tutti concetti che si posizionano sotto lo stesso cappello.

 

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«Pensiamo alla quantità di informazioni in tempo reale legate al territorio: sullo stato del traffico, i consumi energetici, la segnalazione dei guasti, la disponibilità di automobili in condivisione (car sharing)», dice Riccardo Mascolo, head of strategy and marketing di Ericsson. «Sono questi i cosiddetti Big Data, che la città del futuro potrà raccogliere grazie a oggetti intelligenti che monitorano l’ambiente circostante, i consumi, e può mettere tutto su una stessa cloud», continua. Internet delle cose è uno dei nomi del machine to machine, infatti. «Fondamentale il ruolo dell’ICT per rispondere a questa sfida, realizzare l’internet delle cose e trasformare le nostre città in "smart cities", innovando infrastrutture chiave come ad esempio l’illuminazione, il sistema idrico, quello energetico e il trasporto urbano». Per Ericsson, in Italia il machine to machine sarà soprattutto nella forma di Smart Grid e Smart Metering (reti e contatori intelligenti), Telematica, Connected Car, Smart Asset Management (gestione del traffico, delle strade…), eHealth (sanità digitale), gestione automatica degli impianti e dei sistemi degli edifici per il risparmio energetico, il comfort e la sicurezza.

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La nuova frontiera della visualizzazione

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Nella dimensione dell’analisi dei dati, oggi enfatizzata dal nuovo fertile terreno del Big Data, assume sempre più importanza la componente della visualizzazione. Creare una logica interattiva ed esperienziale che possa rendere più intellegibile il dato, formulare ipotesi grafiche diverse da quelle sperimentate sino a questo momento.

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Come da più parti  viene osservato, la visualizzazione dei dati, sebbene sia un argomento sottostimato rispetto a temi tecnologici che riguardano gli elementi fondanti l’analisi dei dati –  quali storage, database, query processing e algoritmi  – risulta essere di primaria importanza per traslare la complessità e il valore degli insight generati dagli analytics di nuova generazione. Se il Big Data deve aiutare a scoprire il valore dell’informazione che si nasconde tra una quantità rilevante e diversificata di dati, si devono al contempo trovare nuove forme visive che aiutino a ricomporre una sintesi dell’informazione semplice e fruibile da un’audience di persone più vasto rispetto al passato. Insomma, significa, per certi versi, cambiare la user experience dell’analisi dei dati, privilegiando visualizzazioni più avanzate che sappiano comunicare all’utente un messaggio caratterizzato da immediatezza e semplicità. Al di là dell’impegno assunto da gran parte dei player è utile guardare quanto di nuovo si sta seprimentando nell’ambito della ricerca e delle startup e quali sono le idee attorno alle quali si stanno mettendo a punto tecnologie di visualizzazione originali.

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