Big Data in politica e nello sport: per scendere in campo e vincere bisogna saperli gestire bene

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I Big Data possono portare cambiamenti decisivi in ogni ambito, dall’economia all’intrattenimento, passando per sanità, logistica e comunicazione. Da poche settimane, in occasione della Universe Conference di Copenhagen promossa da Teradata, è stato fatto il punto in materia. L’aspetto meno convenzionale emerso? Il valore insito nei Big Data in settori più disparati. Le tecnologie, infatti, stanno diversificando e moltiplicando un’immensa mole di dati che, se ben gestita, può diventare strategica in un team politico così come in una squadra sportiva.

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Gli americani non vanno forte solo con i Big Mac. Anche nel gestire i Big Data se la cavano più che bene (l’Europa, a confronto, è ancora un po’ indietro). Per la campagna elettorale 2012 la squadra di Obama ha pensato di scrivere lettere personalizzate agli americani per diffondere un unico messaggio: sostenete Barack. Perché non mandare una lettera standard a tutti i potenziali elettori? La risposta è un sofisticato modello di analisi dei dati, la cui portata e la cui profondità sono praticamente senza rivali. (Ok, qui potete ironizzare su certi recapiti seriali fatti in passato, in odor di propaganda, nelle cassette postali degli italiani). Rayid Ghani, il quale ha svelato questo approccio alla Teradata Universe Conference di quest’anno, è una delle menti che sono state dietro all’immensa analisi di Big Data pro Obama. Lui e decine di altri analisti hanno raccolto tutti i tipi di dati relativi ai cittadini statunitensi indecisi su chi votare. In seguito, questi data scientist, hanno unito tutte le informazioni sui potenziali elettori con quelle disponibili dall’ultima elezione: professione, sesso, età e interessi… Questo colossale incrocio di dati ha permesso al team di determinare un profilo esatto di ogni potenziale elettore e avvicinarsi a lui con messaggi specificamente mirati (e quindi di gran lunga più persuasivi).

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Google e il clouding: estesi a 15 i GB gratuiti disponibili tra Gmail, Google+ e Google Drive

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A partire dalle prossime settimane, Google offrirà ai suoi utenti un quantitativo pari a15GB, completamente gratuiti, da utilizzare in Gmail, Google+ e Google Drive.

 

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Gli utenti business, invece, otterranno un bonus di ulteriori 15GB, per un totale di 30GB dii storage unificato. Gli utenti Google Apps, invece, non saranno più limitati ai 25GB di storage precedentemente previsti.

In più, se questo spazio non dovesse bastare, gli utenti potranno acquistare ulteriori piani a partire da 5 dollari al mese per 100GB addizionali, fino a 800 dollari al mese per 16 TB di spazio addizionale. Come in precedenza, i file situati creati in Docs, Slides, e Sheets non verranno conteggiati nei limiti precedentemente indicati.

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L’illusione di poter trovare tutto sul web

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Da che mondo è mondo, ha scritto David Brooks sul New York Times, la comunità degli uomini si sforza di cercare metodi per prevedere i comportamenti umani. «La matematizzazione della soggettività», ha sintetizzato Leon Wieseltier su New Republic.

 

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Finora gli scienziati analizzavano i motivi per cui la gente fa determinate cose e li elaboravano fino a costruire un modello matematico per prevedere i comportamenti futuri. Ora invece siamo nell’era dei Big Data, quella delle grandi aggregazioni di numeri computabili da super calcolatori, e il modello è cambiato. Non c’è più bisogno di spiegare i comportamenti della gente, è sufficiente osservarli, raccogliere le informazioni, soffermarsi sulla loro ripetizione e infine stimare le probabilità su come si comporterà la gente in futuro. Così, per esempio, l’algoritmo che al primo digitare nella finestra di ricerca di Google anticipa, sulla base delle ricerche altrui, quello che il sistema pensa tu voglia cercare. «Datificare i fenomeni», dice ancora Wieseltier. Big Data è una gran cosa: in effetti, le informazioni a disposizione sono molto utili per prendere le decisioni o, meglio, per aiutare a prendere le decisioni. Ma solo a patto che si sappia che sono informazioni limitate. Big Data non può sostituire il libero arbitrio, non si possono delegare ai numeri le scelte politiche, economiche, sociali. Una vecchia volpe della finanza come George Soros, per esempio, va controcorrente quando fa le sue scelte sui mercati: mentre tutti cercano di intuire le preferenze degli investitori e di anticiparle, lui va alla ricerca dei possibili errori, che ovviamente ci sono, e punta sulle interpretazioni errate della gente per scommettere sul momento in cui saranno insostenibili.

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Addio perché, benvenuti nell’epoca del cosa

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La storia con cui si apre Big Data è quella del servizio di Google per studiare l’emergere delle epidemie stagionali di influenza a partire dalle ricerche compiute su internet dagli utenti del suo motore: Google Flu Trends (si chiama Trend influenzali, nella versione italiana).

 

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Se ne parlò in tutto il mondo, allora, anche semplificandolo un poco: non si tratta solo di un sistema per capire immediatamente quando le persone cercano termini relativi all’influenza, ma anche di associare ai periodi in cui i sistemi tradizionali avevano dimostrato l’emergere di stagioni influenzali le ricerche fatte dagli utenti in quei periodi. E capire quali tendenze ripetute potessero diventare un indicatore per capire in tempi rapidissimi – il giorno stesso, invece delle settimane necessarie tradizionalmente – l’arrivo delle influenze. Quello studio, descritto nel 2009 in un articolo sulla rivista Nature, è diventato il modello più illuminante di un uso rivoluzionario della enorme quantità di dati prodotti e resi accessibili dalle innovazioni digitali di questi decenni. Big Data è un libro appena uscito negli Stati Uniti, scritto da uno studioso austriaco di internet, imprenditore digitale e professore a Oxford e Harvard, Viktor Mayer-Schönberger, e dal giornalista Kenneth Neil Cukier, il responsabile dell’informazione basata sull’uso di dati al settimanale inglese Economist. La loro definizione dell’uso dei Big Data è: «Cose che si possono fare su una grande scala e che non potrebbero farsi in piccola, per estrarre nuove informazioni o creare nuove forme di valore, in modi che cambiano i mercati, le organizzazioni, le relazioni tra cittadini e Governi, e ancora di più».

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Google Apps: swype ed action bar per le nuove applicazioni

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Google durante il prossimo grande evento che aprirà le porte il 15 Maggio porterà interessanti novità per le proprie applicazioni Android. A confermare queste interessanti novità sono arrivate le parole di Dan Morrill, celebre ingegnere Android, il quale su Google+ ha commentato la scoperta dei ragazzi di AndroidPolice. Le nuove Google Apps avranno una nuova action bar ed uno swype per accedere ai menu nascosti.

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Come ben sappiamo le applicazioni Google e molte altre che sfruttano il tema Holo, per accedere al menu laterale, come quello delle impostazioni, utilizzano uno swype o un apposito tasto. Insomma non c’è uniformità persino all’interno delle stesse app Google, proprio per questo con i prossimi update tutto potrebbe cambiare. A partire dal Google I/O 2013 potremmo conoscere le nuove linee guida delle applicazioni Android per utilizzare le ActionBar e perciò non ci resta che attendere numerosi update soprattutto per quanto riguarda tutte le app Google. Un piccolo assaggio l’abbiamo già ricevuto con l’update di Google Earth, in quest’ultima per poter accedere al menu laterale basterà un semplice swype laterale. Il menu non sarà più rappresentata da una piccola freccia ma dal nuovo pulsante con 3 piccole linee, un’uniformità per tutte le applicazioni Android in tema Holo.

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Open data, Obama firma il nuovo ordine esecutivo

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Open data, Obama firma il nuovo ordine esecutivoLa Casa Bianca firma un nuovo ordine esecutivo: tutte le agenzie governative dovranno adottare open data interoperabili da mettere a disposizione dei cittadini a stelle e strisce

 

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Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha firmato un nuovo ordine esecutivo che obbliga tutte le agenzie governative ad adottare dati in formato aperto compatibili anche con le future infrastrutture informatiche che verranno adottate negli Usa. Come sottolineato nel provvedimento, i dati pubblici delle istituzioni dovranno essere trattati seguendo i principi dell’apertura (openness) e dell’interoperabilità. "Dove è legalmente consentito, le agenzie governative statunitensi dovranno assicurarsi che i dati vengano rilasciati al pubblico in modo tale da risultare facilmente accessibili e utilizzabili", si legge.

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